Speciale Pubblicato il 14/07/2020

Tempo di lettura: 6 minuti

Dieci Idee per ripartire

di Dott. Nicola Santangelo

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Le imprese di oggi operano in mercati fortemente competitivi, turbolenti e instabili e svolgono la loro azione in contesti notevolmente mutevoli. La sfida degli imprenditori di successo è adesso saper decidere in tempi rapidi, nel modo migliore e in funzione delle diverse circostanze. Agire nel più breve tempo possibile e prendere decisioni basate su scelte corrette amplifica le probabilità di successo.
Tale aspetto diventa ancora più importante di fronte alla difficoltà che hanno le imprese di competere con una concorrenza particolarmente aggressiva. In tale ambito, il livello di diffusione dell’innovazione tecnologica assume particolare importanza. La prova tangibile la abbiamo avuta nei primi mesi del 2020 quando gran parte degli imprenditori, costretti al lockdown per contrastare l’epidemia da Coronavirus, hanno dovuto rivedere gli obiettivi fissati, adottare nuove strategie direzionali, improvvisare nuove tecniche di marketing.

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La situazione delle imprese dopo il lockdown

Per il 40% delle imprese italiane, il periodo marzo-aprile 2020 ha registrato un calo del fatturato di oltre il 50%[1].
In questa situazione tutti sono chiamati a fare la propria parte. Da parte del governo sono stati diversi gli interventi a sostegno di liquidità e credito.
A tal proposito si richiama il decreto Cura Italia (decreto legge 17 marzo 2020, n. 18 convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27) con il quale si è data una prima risposta all’epidemia COVID-19 tentando di proteggere la salute dei cittadini, sostenere il sistema produttivo e salvaguardare la forza lavoro.
Con il successivo decreto Liquidità (decreto legge 8 aprile 2020, n. 23 convertito, con modificazioni, dalla legge 5 giugno 2020, n. 40) sono state definite le misure in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali per le imprese, di poteri speciali nei settori strategici nonché interventi in materia di salute e lavoro, di proroga di termini amministrativi e processuali.
Infine, da citare, anche il decreto Rilancio (decreto legge 19 maggio 2020, n. 34 nel momento in cui si scrive non ancora convertito in legge) con il quale sono state introdotte numerose novità a carattere fiscale nonché riconosciuti bonus e agevolazioni per aiutare famiglie e imprese a fronteggiare i disagi causati dall’emergenza del Coronavirus.
Anche imprenditori e professionisti hanno fatto la loro parte. La loro strategia è stata quella di riorganizzare spazi e processi, modificare i metodi di fornitura di prodotti e servizi e massimizzare l’utilizzo delle tecnologie attualmente disponibili per mantenere attiva la produzione, per evitare il blocco dell’attività produttiva e per tentare di ridurre al minimo i danni provocati dal CODIV-19: telelavoro, smart working ed e-commerce hanno rappresentato il pilastro fondamentale per il business delle imprese e, se adottati strategicamente nel periodo post-Coronavirus, potrebbero rappresentare un volano di crescita nonché gli strumenti necessari a migliorare le performance aziendali.
Fra le imprese, solo il 32,5% è rimasta operativa per tutto il periodo del lockdown. Solo il 22,5% ha potuto riaprire prima. Gran parte (45%) è rimasta sospesa fino al 4 maggio. Fra quelle ultime, oltre 254mila imprese riprenderanno l’attività entro la fine del 2020 mentre 12.600 imprese pensano di non riaprire più[2].

La rivoluzione digitale accellerata dal Covid-19

Quello indotto dal COVID-19 è ben più di un cambiamento. È una vera rivoluzione. Un mutamento, che di norma avrebbe richiesto probabilmente qualche decennio, ha avuto luogo in tempi incredibilmente rapidi. L’esodo verso il digitale è stato immediato. Tutte le attività economiche, dalle grandi catene al piccolo negozio di quartiere, hanno fatto affidamento alla tecnologia.
Il Coronavirus ha, quindi, indotto molti imprenditori a riflettere, a sperimentare nuove soluzioni, a testare nuove opportunità di business. Ma ha fatto anche di peggio: ha costretto parecchie imprese a chiudere e ha contribuito al licenziamento di numerosi lavoratori dipendenti. In molti si sono dovuti reinventare, hanno cambiato radicalmente le proprie abitudini, hanno dovuto ricominciare daccapo.
Trovare una nuova soluzione non sempre è facile. Ma è comunque possibile. Soprattutto è necessario. Le imprese hanno tentato di reagire alla crisi adottando soluzioni tecnico-operative necessarie allo svolgimento del proprio business e mettendo in atto strategie maggiormente proattive. Le scelte adottate sono state abbastanza omogenee tra le imprese sebbene risultino fortemente condizionate dal coinvolgimento dell’impresa nelle misure di chiusura dell’attività, dalla dimensione aziendale e dal grado di partecipazione ad attività internazionali.
Si assiste, infatti, all’adozione di nuove misure in risposta al mutato contesto: riorganizzazione degli spazi; ampliamento dei canali di vendita, dei metodi di fornitura o di consegna dei prodotti; modifiche nell’utilizzo del lavoro; accelerazione della transizione digitale; maggiore utilizzo di connessioni virtuali.

Si guarda ai settori più promettenti, quelli delle nuove tecnologie. L’utilizzo del web e dell’informatica consente di rielaborare le tradizionali attività d’impresa per rilanciarle in una veste rivisitata, in una versione evoluta, in un modello 2.0.
È così che nel settore della cultura si inventano tour virtuali tra le opere d’arte dei più prestigiosi musei italiani, che si rielabora il concetto di fotografia professionale rivolgendosi ad un pubblico molto più vasto, che si impara a comunicare con un blog o a fare dropshipping con un sito e-commerce.

Reinventare i modelli di business

Occorre abbandonare i modi obsoleti di approcciarsi all’imprenditoria e al business. Occorre affidarsi a nuovi piani di azione e competenze più complete; le decisioni devono essere riviste e gli obiettivi riformulati, le strategie ripianificate e le rotte corrette. Detto più semplicemente: occorre reinventare i modelli di business.
Si aprono nuovi scenari e tutti siamo chiamati a partecipare a questo appuntamento. Dobbiamo essere pronti perché è appena iniziato un processo irreversibile. Imprenditori e professionisti sono adesso sollecitati a compiere una scelta: accogliere il cambiamento oppure mantenere intatte le proprie abitudini? Accettare il cambiamento presuppone una evoluzione di mentalità e una riforma delle proprie abitudini e richiede di innovare l’azienda e ristrutturare il modo di fare imprenditoria. Ogni cambiamento è sempre particolarmente difficile e porta con sé numerose incognite.
Ma occorre ripartire. E, soprattutto, occorre farlo nel modo giusto. Il Coronavirus ha cambiato persone e imprese. Queste ultime saranno chiamate ad indentificare nuovi scenari e a comprendere quanto, di ciò che è accaduto, sia in grado di contribuire a riorganizzare in modo più efficace il business.
La crisi ha accelerato cambiamenti già in atto nei consumi e nei comportamenti. Abitudini consolidate sono crollate, mettendo in discussione quelle attività più vulnerabili e quei business conservativi, e hanno lasciato il posto a nuove tendenze. Adesso si costruiscono relazioni inedite, questa volta a distanza, sfruttando gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia.
Il COVID-19, in estrema sintesi, ha portato alla luce quelle difficoltà e quelle abitudini desuete che per tanti abbiamo tenute nascoste o fatto finta di non vedere. Non per uno spirito conservativo ma piuttosto per quell’assenza di coraggio. Mantenere intatte le abitudini ci consente di rimanere all’interno di quella zona di comfort che ci fa sentire al sicuro e proprio agio. Ma porta ad una insidiosa microsomia.
Uscire da quel guscio che ci siamo costruiti intorno è un atto coraggioso poiché implica l’onere di assumere nuove decisioni, rivedere le proprie abitudini e cercare la crescita. Accettare di crescere vuol dire implicitamente sopportare maggiori rischi ed essere più vulnerabili. Ma regala anche una grande forza emozionale e grosse soddisfazioni.
Imprenditori e professionisti devono, quindi, mettere in discussione i propri modelli organizzativi e la propria strategia e reinventare il proprio modello di business. Niente abulia, quindi, ma neppure azioni d’impulso dettate dalla paura del fallimento. Una adeguata programmazione, con il controllo delle condizioni e delle variabili, consentirà di riorganizzare il proprio business e puntare su quegli scenari che meglio si adattano all’attuale situazione di crisi. Perché, per essere competitivi sul mercato domestico e su quelli internazionali occorre puntare su innovazione e qualità.


[1] Fonte: Istat - Situazione e prospettive delle imprese nell'emergenza sanitaria COVID-19
[2] Fonte: Istat - Situazione e prospettive delle imprese nell'emergenza sanitaria COVID-19

Un e-book per aiutarti

l'articolo è tratto dall'introduzione dell'e-book 10 Idee per ripartire


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