Lavoro occasionale, intermittente e co.co.co (eBook)

Dettagli prodotto

Le forme di lavoro alternative dopo Decreto Legge 17 marzo 2017 n. 25 (Legge 20/4/2017 n. 49).

Quando un uso diventa un abuso bisogna cambiare rotta. È così che c’era una volta il ‘buono lavoro’ (Voucher) ed è per il suo utilizzo fuori controllo che oggi non c’è più. Tale modalità di lavoro temporaneo durata quattordici anni, istituita per sopperire ad una momentanea necessità di prestazioni lavorative e introdotta con la legittima intenzione di ridurre il lavoro nero attraverso uno strumento flessibile, è sfociata nel tempo in un utilizzo sfrontato di lavoratori in ogni e qualsivoglia situazione lavorativa, mettendo in atto pratiche elusive al fine di mascherare altre tipologie di rapporto di lavoro.

Nonostante tutti gli sforzi per conservare una disciplina che poteva comunque essere legittimamente fruibile per comprensibili esigenze di natura imprenditoriale (ma non solo), il Decreto Legge 17 marzo 2017 n. 25, convertito in Legge 20/4/2017 n. 49, ha infine scritto la parola fine all’utilizzo di un istituto che, nonostante le innumerevoli modifiche normative, non ha mai trovato equilibrio e soddisfacente applicazione. Dal 17 marzo 2017, in fretta e furia, al fine di evitare un referendum già dichiarato ammissibile nel gennaio 2017 dalla Corte Costituzionale, è stata dunque deliberata l’abrogazione repentina degli articoli dal 48 al 50 del decreto legislativo n. 81 del 2015 in riferimento al lavoro accessorio ed istituito un periodo transitorio valido esclusivamente per l’utilizzo dei buoni lavoro già acquistati dai committenti. I buoni lavoro da tale data non sono più in vendita ma, per coloro che ne sono già in possesso, sarà possibile utilizzarli fino al 31/12/2017. Le indicazioni circa il periodo transitorio sono state in seguito fornite dal Ministero del Lavoro e dall’INPS il 21 marzo 2017.

Sicuramente resta un vuoto normativo che dovrà essere colmato in qualche modo per evitare un aumento del lavoro nero. Un’abrogazione indiscriminata che, in un contesto lavorativo volto alla precarietà e senza interventi seri che comportino una riduzione del costo del lavoro, sarà difficile che non sfoci nell’illegalità di taluni rapporti occasionali.