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Cuneo fiscale, il Mef ammette i tagli

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Odierno quotidiano Italia oggi (30 gennaio 2025)

Cuneo fiscale, il Mef ammette i tagli.


Il governo ammette le sorprese del cuneo: con la riforma (passaggio da cuneo contributivo a cuneo fiscale) non è stato possibile introdurre una «clausola di salvaguardia» che consentisse ai lavoratori di conservare gli stessi benefici del 2024. Infatti è cambiata la platea, più ampia per includere i lavoratori con reddito oltre 35mila e fino 40mila euro, prima esclusi, ma con le stesse risorse (circa 18 mld di euro), per cui la divisione della torta ha finito per premiare alcuni (i nuovi beneficiari) e penalizzare altri, come spiegato da Italia Oggi Sette del 13 gennaio 2025. Pertanto, è possibile che i lavoratori con reddito tra 8.500 e 9.000 euro possano, nel 2025, perdere fino a 1.200 euro di retribuzione: non sono tanti ed è preannunciato l'arrivo di correttivi. Come è possibile che i lavoratori con reddito oltre 35mila e fino a 40mila euro, nel 2024 fuori dal cuneo, quest'anno possano guadagnare fino a 1.200 euro. È quanto si legge in due risposte del ministero dell'economia ad altrettante interrogazioni parlamentari, fornite ieri nel question time in commissione finanze alla Camera. Le domande. Entrambe le richieste di chiarimenti vertono sui possibili effetti distorsivi conseguenti alla riforma del cuneo che, di tipo contributivo fino al 2024, da gennaio è diventato fiscale. Tre le questioni principali: la perdita del c.d. trattamento integrativo, nell'importo massimo mensile di 100 euro, da parte dei lavoratori dipendenti con reddito compreso nella fascia da 8.500 a 9.000 euro; il beneficio circoscritto esclusivamente ai lavoratori con redditi oltre 35mila; il beneficio riservato alla nuova platea di circa 1,3 mln di contribuenti con reddito da 35mila a 40mila euro, esclusi fino all'anno scorso dal cuneo contributivo. I chiarimenti. Sostanzialmente è tutto vero, per il ministero. È vero, innanzitutto, che i lavoratori con una retribuzione da 8.500 a 9.000 possano perdere quest'anno fino a 1.200 euro derivante dalla perdita del diritto al c.d. trattamento integrativo. Si ricorda che tale trattamento, nell'importo massimo di 100 euro mensili, è riservato ai titolari di reddito complessivo fino a 15 mila euro e con Irpef superiore alle detrazioni di lavoro dipendente. La perdita del diritto al trattamento deriva dal fatto che, nel 2024, fruendo del cuneo contributivo (taglio del 7% dei contributi), ai lavoratori aumentava la base imponibile fiscale trasformandoli da soggetti c.d. incapienti (che non pagano Irpef) a soggetti contribuenti (che pagano tasse) guadagnando, di conseguenza, il diritto al trattamento integrativo. Quest'anno, che non c'è più il taglio contributivo, i lavoratori sono ritornati incipienti e, di conseguenza, perdono il diritto al trattamento integrativo. Il ministero sottolinea che si tratta di un numero assai limitato di soggetti e di una platea che, normalmente, cambia di composizione ogni anno per motivi legati a dinamiche reddituali e del mercato del lavoro: aumento delle retribuzioni; maggiori o minori straordinari; maggiori o minori ore lavorate. Su quest'aspetto, il ministero annuncia l'esame di correttivi a favore dei lavoratori a più basso reddito. Infine, il ministero risponde affermativamente anche sulle altre due richieste di chiarimento (bonus riservato ai lavoratori con reddito oltre 35mila euro e fino a 40mila), spiegando che i benefici sono stati riconosciuti per rimediare alle criticità fatte registrare dalla normativa del 2024, ossia per evitare che i contribuenti che guadagnano un euro in più oltre la soglia dei 35mila euro vedessero bruscamente azzerato il beneficio (circa 1.200 euro). Daniele Cirioli.

Fonte: Italia oggi
 
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