Buongiorno, ho ricevuto dal mio Comune di residenza, tre avvisi di accertamento ICI relativi agli anni 2009, 2010 e 2011, con i quali il Comune mi contesta il mancato versamento dell'imposta, sull'unica casa che posseggo e che abito.
Si tratta di un'abitazione di quattro stanze disposte su due piani, che costituivano due unità catastali, fino al 2013, quando ho provveduto a farne fusione.
Ho evidenziato al Comune, tramite pec, che fin dal 2008 la prima casa era esentata dall'ICI e che la Corte di Cassazione con sentenza n. 12269 del 19.05.2010 chiariva che il contemporaneo utilizzo di più unità catastali come prima casa, non costituiva ostacolo all'applicazione dell'esenzione su tutte le unità.
Ho chiesto quindi l'annullamento del provvedimento sanzionatorio a mio avviso illegittimo.
Dopo qualche mese il Comune ha accolto parzialmente la mia richiesta, riconoscendomi l'esenzione solo su una delle due unità catastali, adducendo come la sentenza della Cassazione rimandasse comunque ai Regolamenti Comunali di applicazione dell'imposta ed il Comune in questione non avesse mai ritenuto di estendere il trattamento dell'abitazione principale a più di una unità.
Secondo quelle poche nozioni di diritto che ho, nessun regolamento comunale, addirittura per omissione, può derogare a una sentenza della Corte di Cassazione, il cui compito è proprio quello di garantire l'uniforme interpretazione delle norme di diritto. Quella sentenza aveva infatti delegittimato una richiesta analoga fatta da un altro Comune, presumo in base al proprio regolamento.
Mi sembra che una interpretazione del genere, da parte del Comune, sia dovuta ad una estrema ignoranza dei funzionari preposti all'accertamento o, più probabilmente, ad una deliberata volontà di far cassa, anche in modo illegittimo.
L'importo richiestomi, fra imposta e sanzioni, è di circa 500 euro e rivolgersi ad un legale, potrebbe portare nella migliore delle ipotesi, ad un vittoria di Pirro.
Vorrei quindi sapere se la mia interpretazione trova fondamento e se ribadendola ufficialmente al Comune mi legittima a non versare quanto richiesto. O quali possano essere eventuali strumenti alternativi.
Grazie
Si tratta di un'abitazione di quattro stanze disposte su due piani, che costituivano due unità catastali, fino al 2013, quando ho provveduto a farne fusione.
Ho evidenziato al Comune, tramite pec, che fin dal 2008 la prima casa era esentata dall'ICI e che la Corte di Cassazione con sentenza n. 12269 del 19.05.2010 chiariva che il contemporaneo utilizzo di più unità catastali come prima casa, non costituiva ostacolo all'applicazione dell'esenzione su tutte le unità.
Ho chiesto quindi l'annullamento del provvedimento sanzionatorio a mio avviso illegittimo.
Dopo qualche mese il Comune ha accolto parzialmente la mia richiesta, riconoscendomi l'esenzione solo su una delle due unità catastali, adducendo come la sentenza della Cassazione rimandasse comunque ai Regolamenti Comunali di applicazione dell'imposta ed il Comune in questione non avesse mai ritenuto di estendere il trattamento dell'abitazione principale a più di una unità.
Secondo quelle poche nozioni di diritto che ho, nessun regolamento comunale, addirittura per omissione, può derogare a una sentenza della Corte di Cassazione, il cui compito è proprio quello di garantire l'uniforme interpretazione delle norme di diritto. Quella sentenza aveva infatti delegittimato una richiesta analoga fatta da un altro Comune, presumo in base al proprio regolamento.
Mi sembra che una interpretazione del genere, da parte del Comune, sia dovuta ad una estrema ignoranza dei funzionari preposti all'accertamento o, più probabilmente, ad una deliberata volontà di far cassa, anche in modo illegittimo.
L'importo richiestomi, fra imposta e sanzioni, è di circa 500 euro e rivolgersi ad un legale, potrebbe portare nella migliore delle ipotesi, ad un vittoria di Pirro.
Vorrei quindi sapere se la mia interpretazione trova fondamento e se ribadendola ufficialmente al Comune mi legittima a non versare quanto richiesto. O quali possano essere eventuali strumenti alternativi.
Grazie