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PENSIONI 2017 RENZI PROMETTE RADDOPPIO QUATTORDICESIMA PER LE MINIME

Pensioni 2017 Renzi promette raddoppio quattordicesima per le minime

26 settembre 2016: il presidente Renzi si impegna per il raddoppio della quattordicesima alle pensioni minime fino a 750 euro al mese

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Come noto sono numerose le novità che si prevedono in ambito previdenziale, forse già per il 2017. Nell'ultimo  Documento di Programmazione Economico Finanziaria 2016 il Governo ha  ribadito  la volontà di modificare parzialmente il sistema pensionistico  ridefinito nel 2012 dalla Riforma Fornero con l'innalzamento dell'età per andare in pensione, ora non più fissa ma agganciata alla speranza di vita. Si attende in questi giorni il nuovo DPEF che chiarirà meglio le reali possibilita di investimento

 Il Governo è al lavoro da mesi, anche con un serrato confronto con le parti sociali sulle seguenti ipotesi:

  • flessibilità in uscita  con "APE" anticipo pensionistico con un prestito ventennale anticipato dalle banche 
  • rendere piu economica la ricongiunzione di contributi versati a casse diverse,
  • benefici contributivi per il lavoratori precoci  (6 mesi di contributi figurativi garantiti per ogni anno di lavoro in minore età)
  • agevolazioni anche per i cosiddetti lavori usuranti (che potrebbero ricomprendere operai edili e inferimeri di sala operatoria)
  • aumenti per le pensioni "minime" attraverso innalzamento della no tax area o ampliamento dell'assegno di quattordicesima.

Su quest'ultimo punto è intervenuto ieri  il premier Renzi  in una trasmissione televisiva sottolineando la ferma intenzione di allargare la platea dei pensionati  che avranno diritto alla "somma aggiuntiva" cosi si chiama tecnicamente ( introdotta dal Governo Prodi ) ed erogata ora  a chi riceve meno di 7500 euro annui . Stando alle parole del Premier:  "il nostro obliettivo sarebbe arrivare il piu possibile vicino ai 1000 euro di pensione ... " L'aumento quindi sarebbe di 80 euro (ancora una volta!). Secondo Renzi il costo per chi esce volontariamente con l' APE non supererà il 5% , mentre per chi svolge lavori usuranti, ha disabili a carico o è disoccupato il Goeverno punta a una penalizzazione che non superi l'1%. 

Negli ultimi incontri con le parti , al momento di definire le risorse in campo si sono evidenziate le difficoltà: il Governo ha messo in campo  1,5 miliardi  mentre per i  sindacati servirebbero in realtà almeno 2,5 miliardi . II sottosegretario Nannicini e il premier Renzi stesso  si sono impegnati chiaramente in alcune interviste  sul rafforzamento delle pensioni più basse e sulle modifiche alla riforma Fornero ma non hanno parlato  di cifre. Nel frattempo  sia il ministro Padoan che il viceministro Morando  hanno parlato di una legge di Stabilità in cui le misure, e quindi le risorse disponibili, saranno concentrate sulla crescita ed eventualmente su tagli all'Ires e all'Irpef, trascurando di fatto il capitolo Previdenza..

Prende forma anche il progetto RITA: la possibilità di una Rendita Integrativa Temporanea Anticipata  per chi vuole andare in pensione in anticipo ed è iscritto a qualche forma di previdenza complementare . Questi soggetti, con gli stessi requisiti necessari per l'APE,  potrebbero evitare l'anticipo pensionistico tramite gli istituti finanziari e godere  invece di sgravi fiscali fino al 15%  su eventuali anticipi  di capitale del loro fondo integrativo privato.

1) RIFORMA PENSIONI: ANTICIPO PENSIONISTICO DI TRE ANNI SENZA PENALIZZAZIONI "APE"

La proposta del Governo  per l’anticipo pensionistico - APE-, come ribattezzato dal premier Renzi , prevede  la possibilità di pensione  di vecchiaia anticipata  al massimo  di tre anni . Nel caso il  primo anno di applicazione fosse effettivamente il 2017,  essa interesserà

  • i nati dal 1.6.1951 al 31.5.1952  a cui mancano a 1 anno e un mese a 2 anni per la pensione .
  • i nati dal 1.6 1952 al 31.12. 1953  a cui mancano da 2 anni e 5 mesi a 3 anni per la pensione di vecchiaia . 

Per questi soggetti le indiscrezioni parlavano di  una  penalizzazione  pari al  2 o 3% , per ogni anno di anticipo,   da applicare sugli assegni di pensione fino al triplo della pensione minima  mentre su quelli più alti (cioè oltre 1500 euro )  si ipotizzava  ad una aliquota del 7-8% .

Queste aliquote vanno applicate alla quota retributiva maturata:

  •  fino al 31.12.1995 (per chi a quella data aveva meno di 18 anni di contributi) oppure
  • fino al 2011 (per chi a fine 1995 aveva più di 18 anni di contributi).

Il punto di partenza di questa proposta era il disegno di legge del 2013  dell’on. C. Damiano (ddl 857 d) ex Ministro del lavoro, che prevedeva la possibilità di concordare l'età di usita dal mondo del lavoro (pensione flessibile) ed  anche di abbassare a 41 anni i requisiti contributivi necessari per uscire , indipendentemente dall'età anagrafica .

Il costo di tali modifiche per il sistema previdenziale sarebbe però pari a 8,5 miliardi di euro.

2) RIFORMA PENSIONI 2016: ESEMPI DI COSTI, CRITICHE E PROPOSTE

Sul punto recentemente la UIL ha presentato uno studio piuttosto critico nel quale si afferma che i costi di una riforma  di questo tipo sarebbero eccessivi per i lavoratori , infatti  “Uscire in anticipo potrebbe costare a chi dovrebbe ricevere un assegno da 1.500 euro lordi fino a 2.340 euro l'anno, se si applicasse un taglio lineare del 4% l'anno, che arriverebbe quindi al 12% uscendo 3 anni prima. Chi avesse  diritto a un assegno da 1.000 euro al mese, cioè 13.000 euro lordi annui  vedrebbe la propria pensione tagliata di 520 euro l'anno  con un anticipo di un anno, che salgono a 1.040 con due anni di anticipo e a 1.560 con tre anni di anticipo . Per chi si trova all'incirca sopra tre volte il minimo, con un "trattamento di 19.500 euro lordi annui" si tratterebbe invece di "rinunciare a 780 euro per un anno di anticipo, a 1.560 euro per due anni, e con 3 anni di anticipo a 2.340 euro".    

Da parte sua il segretario della CGIL  Susanna Camusso è intervenuta  più volte nei giorni scorsi per  pressare i Governo nell’anticipare i tempi del confronto  ai fini di un intervento massiccio  di modifica della riforma Fornero che definisce tout court “una legge ingiusta “ ma non si è espressa nel merito

La proposta dell’INPS

Già l’anno scorso il presidente dell’INPS  Tito Boeri aveva  invece illustrato all’interno della sua relazione sulla gestione dell’INPS ( intitolata “Non per cassa ma per equità” )  la proposta   che  l’assegno di pensione  sia  calcolato tutto con il metodo contributivo e si ottenga però  con almeno 35 anni di contributi.

Il sistema ricalcherebbe l’istituto detto Opzione Donna ,  recentemente prorogato per tutto l 2015 , con cui le donne lavoratrici  hanno potuto optare per l’uscita anticipata , a  57 e 58 anni (rispettivamente per le dipendenti e per le autonome). Secondo Boeri , uno dei maggiori sostenitori di una riforma generale del sistema pensionistico che intervenga pesantemente sulgli assegni piu alti, la sua  proposta si autofinanzia  e sarebbe importante anche per il ricambio generazionale e l'occupazione dei giovani. 

La proposta di Boeri  prevede  anche di   dare l’opportunità di continuare a versare i contributi, su base volontaria,   da parte dei lavoratori già in pensione ,  e  che i datori di lavoro possano versare contributi aggiuntivi per permettere ai loro dipendenti che si ritirano prima di incrementare la loro pensione iniziale.

3) RIFORMA PENSIONI 2016: PRESTITO PREVIDENZIALE E PRESTITO PENSIONISTICO

Per far fronte agli inevitabili maggiori costi  sulla finanza pubblica al Ministero del lavoro è stata messa a punto  una soluzione che coinvolge gli istituti bancari e le assicurazioni   chiamata  prestito pensionistico, anch'essa figlia di una proposta di parlamentari democratici . In origine il  progetto consisteva in un sostegno economico esclusivamente per i lavoratori disoccupati in condizioni  di bisogno e di età prossima alla pensione  che non possono piu contare sulle indennità di disoccupazione attualmente in vigore.

Nell'incontro con i sindacati del 14 giugno 2016  il Ministro Poletti ha confermato che è proprio questa la via che il Governo intenderebbe percorrere  per garantire la flessibilità in uscita  limitando al massimo i costi per lo Stato  .  Si tratta dell'  anticipo pensionistico  affiancato dal prestito previdenziale  ventennale;  in pratica il lavoratore  che esce in anticipo percepisce si la pensione  dall'INPS ma  deve  contemporanamente restituire la rata di mutuo stipulato dall'INPS con gli istituti di credito,   per cui l'assegno sarà comunque decurtato . Si parla di un incidenza che potrebbe arrivare al 15% per gli assegni più alti, o forse , per i lavoratori che scelgono volontariamente l'uscita dal mondo del lavoro. Questo sistema consente di limitare i costi per le casse dello Stato a 500-600 milioni di euro.  

Sono allo studio però i sistemi per limitare al massimo l'incidenza dei costi finanziari , grazie ad agevolazioni e interventi statali, riservati a: 

  • i lavoratori in difficoltà  come i disoccupati di lungo periodo e prossimi alla pensione;
  • le donne e
  • i soggetti che svolgono lavoro usurante  

Chi non rientra in queste categorie ma, avendo i requisiti anagrafici e contributivi visti sopra,  sceglie di uscire prima volontariamente, potrebbe essere maggiormente penalizzato dal costo del prestito .  

Va ricordato comunque che la misura  allo studio sarebbe inizialmente sperimentale per due anni.

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4) RIFORMA PENSIONI 2016: I REQUISITI PER LA PENSIONE ANTICIPATA OGGI

La legge 214 2011 (Monti - Fornero) aveva aumentato gradualmente  l’età pensionabile agganciandola alla speranza di vita e  prevedendo di arrivare a 70 anni nel 2050 con un minimo di 20 anni di contributi; di conseguenza  ha modificato  il requisito  contributivo per la pensione di vecchiaia  anticipata :

  • Nel 2016 ,con il sistema di calcolo misto retributivo-contributivo è pari a 42 anni e 10 mesi per gli uomini , e 41 anni e 10 mesi per le donne. Esso  continuerà ad aumentare arrivando nel 2050 a 46 anni e tre mesi per gli uomini e 45 e 3 mesi per le donne.
  • Per chi applica il sistema contributivo (ossia chi ha iniziato a lavorare dopo il 1.1.1996 ) si può optare per la pensione , con gli stessi requisiti oppure  con   età non inferiore a 63 anni e 7 mesi e un assegno pensionistico  non inferiore a 2,8 volte la pensione minima  (oggi circa 1250 euro).

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5) Il Dossier sulle pensioni

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Commenti

Miky - 16/06/2016

Nell'articolo c'è un errore: per le donne la pensione anticipata richiedibile con 41 anni e 10 mesi (non 1 mese) "dal 1° gennaio 2016 i requisiti sono passati a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi per le donne (cfr: Circolare Inps 63/2015). Con tanto lavoro sulle spalle, specialmente per una donna, che svolge altri 3 lavori non retribuiti durante tutta la sua vita, nove mesi in più o in meno fanno la differenza, anche perchè ormai il raggiungimento del traguardo pensionistico è diventato come il gioco del "rubabandiera" , tutte le volte che stai per afferrarla te la fanno sfuggire di mano. Una agonia, un supplizio, che avrà dei costi in termini di salute pubblica che pare nessuno abbia finora valutato. (anche per chi fa lavori non usuranti, a 60 anni stare otto ore fermi dietro una scrivania, quando tutti ti raccomandano di fare esercizio fisico per tenerti in forma, ha conseguenze devastanti sulla salute.... ma forse è quello che i nostri politici sperano......che muoriamo dopo due mesi di pensionamento: sai che business per l'INPS !!)

Susanna - 16/06/2016

ha ragione Miky grazie ... mi scuso per l'errore (forse era una speranza ..?)

Marcello - 11/08/2016

Parole sante, io credo che tutto il gioco sulle pensione sia pensato sul fatto che più si allunga l'età pensionabile, più ci sarà gente che tirerà il calzino con buona pace di chi in pensione c'è andato da giovane con le pensioni baby e con le pensioni d'oro.

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